La filiera italiana del riciclo dei veicoli fuori uso non riesce a centrare il target europeo di recupero, colpa dei ritardi sulla gestione del car fluff
Gestione dei Veicoli Fuori Uso (VFU)
Nonostante le buone performance di reimpiego e riciclo, la filiera italiana delle auto a fine vita arranca nel percorso verso il target vincolante di recupero imposto dall’Ue. Una filiera ingolfata, che in 5 anni non ha visto variare di un solo punto percentuale le proprie prestazioni e che guarda con apprensione all’ormai prossima revisione della disciplina europea di settore. Se l’Europa sembra decisa ad accelerare, infatti, l’Italia dal canto suo, pare al momento inesorabilmente destinata a scivolare verso una nuova procedura d’infrazione.
Stefano Leoni, presidente dell’Associazione Italiana Riciclatori di Auto:
La revisione in corso presso la Commissione europea prevede obiettivi più ambiziosi. Di fronte all’inerzia dimostrata negli ultimi anni, anni in cui non si è riusciti a risolvere i problemi strutturali della filiera, il rischio di trovarsi di fronte a ulteriori aggravi è maggiore.
Stando ai dati di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel 2019 ammontava a circa un milione 300mila tonnellate il peso dei veicoli dismessi avviati a trattamento in 1462 impianti di demolizione e in poco più di trenta siti di frantumazione, che hanno generato complessivamente 132mila tonnellate di componenti da avviare a riuso in forma di pezzi di ricambio e ben 956mila tonnellate di nuove materie prime per l’industria, soprattutto ferro.
Un tasso di reimpiego e riciclo dell’84,2% sostanzialmente in linea con l’obiettivo europeo dell’85%, obbligatorio dal 2015 ai sensi della direttiva Ue sui veicoli a fine vita.
Tutto ruota intorno alla gestione del “car fluff”, il residuo eterogeneo generato dalle attività di frantumazione dei veicoli dismessi, composto da elementi ad alto potere calorifico come gomma e plastica.
Stefano Leoni, presidente dell’Associazione Italiana Riciclatori di Auto:
L’intenzione della Commissione è quella di allargare la platea dei veicoli sottoposti alla disciplina, estendendola ad esempio alle due ruote, ma anche prevedere obiettivi di riciclo su frazioni specifiche come vetro e plastica. Fronti sui quali al momento la filiera italiana non è assolutamente attrezzata.
L’imminente aggiornamento della direttiva europea, spiega il presidente di AIRA, potrebbe essere l’occasione giusta per guardare al futuro dell’intera filiera dalla prospettiva migliore, ovvero quella della corretta progettazione dei veicoli, fondamentale per aumentare le possibilità di riuso e riciclo e ridurre le quantità di scarti da avviare a recupero energetico o smaltimento, fluff da frantumazione compreso.
Stefano Leoni, presidente dell’Associazione Italiana Riciclatori di Auto:
Bisogna cominciare a discutere adesso di come dovranno essere costruite le automobili perché sia più facile smontarle e recuperarne le componenti. Ma il tema della progettazione a monte al momento non trova un tavolo di discussione. Quello che chiediamo è a tutte le parti interessate di incontrarsi e proporre alla politica una posizione condivisa sul da farsi. Una posizione di difesa degli interessi delle categorie italiane presso le sedi dell’Ue.
Da 40 anni nel campo Automotive, Pomili Demolizioni Speciali Srl rispetta tutti gli stringenti criteri sul conferimento, la demolizione e la radiazione di veicoli fuori uso (tra cui quelli previsti dal progetto ELV-U.N.R.A.E. Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) e da gennaio 2018 ha qualifica AVEI (Autodemolitore Veicoli Elettrici o ibridi) per la corretta gestione del fine vita dei veicoli elettrici o ibridi.
Fonte: riciclanews.it
Foto principale: Pomili Demolizioni Speciali Srl
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